1. Le ragioni del Partito Democratico
La nascita del Partito Democratico ha creato le condizioni per una svolta, non soltanto politica,
ma anche culturale e morale, nella vicenda italiana. È in campo una forza che si propone di dare al Paese,
finalmente, una nuova guida. Si riapre una speranza, si può tornare a pensare il futuro. Questa grande
forza popolare, intorno alla quale si stanno raccogliendo le tradizioni culturali e politiche riformatrici del
Paese, si pone il compito di mobilitare le energie e i valori del nostro popolo per rimettere questo Paese in
cammino. Bisogna fare un’Italia nuova. Questa è la ragione ed è la missione del Partito Democratico:
ricollocare l’Italia negli inediti scenari aperti dalla globalizzazione del mondo, riunire gli italiani sulla
base di un rinnovato patto di cittadinanza, dare loro la coscienza e l’orgoglio di essere una grande
nazione.
Non possono più restare senza risposta le grandi domande dei giovani i quali, per la prima volta
dal dopoguerra, non hanno fiducia nel futuro e temono un destino di precarietà e insicurezza permanenti.
È tempo di abbattere gli ostacoli che vengono da una società chiusa, soffocata dai corporativismi, e che
difende l’esistente e le rendite di posizione. Ridare voce ai giovani è essenziale perché sono loro a porre
quella domanda di valorizzazione dei talenti e delle energie e di liberalizzazione della società che è ormai
ineludibile.
La possibilità e la necessità stessa di questo disegno sono nelle cose. Una gran parte degli assetti
sociali e delle strutture di governo dello Stato e dell’economia italiani è diventata anacronistica e non è
più in grado di rispondere alle nuove sfide della mondializzazione. A ciò si è aggiunto il fatto che un
sistema politico rissoso e frammentato ha indebolito gravemente la capacità dei governi e delle istituzioni
democratiche di prendere le grandi decisioni che sono necessarie allo sviluppo del Paese. Si è creato così
un vuoto politico molto pericoloso, che ha dato spazio alla demagogia populistica, all’arroganza di
ristrette oligarchie e anche a poteri opachi che tendono a sottrarsi al controllo della legge e delle
istituzioni democratiche.
Il Paese, di conseguenza, perde fiducia in se stesso e non utilizza tutto il suo potenziale di
crescita, non investe a sufficienza nella ricerca, nella cultura e nell’educazione, non si mette in condizione
di generare nuove iniziative imprenditoriali, penalizzando così le giovani generazioni, il talento delle
donne, le forze creative della nazione. Diventa reale il rischio che l’Italia si declassi nel mondo e si divida
tra aree forti, integrate in Europa, ed aree marginali e dipendenti; tra ceti capaci di competere con
successo nel mondo globalizzato e vasti strati sociali in sofferenza, di nuovo in lotta con la povertà.
Il Partito Democratico nasce per affermare che questo non è un destino inevitabile. Il suo
messaggio di fiducia parte dalla convinzione che le energie del Paese sono grandi e possono essere
risvegliate attraverso un processo di profondo rinnovamento della società italiana e la formazione di una
1nuova classe dirigente, in grado di tornare a guidare gli italiani sulle vie del mondo, quelle vie che un
grande popolo come il nostro ha saputo percorrere per secoli con la sua civiltà.
Questa è la novità del Partito Democratico. Nasce un partito che è determinato ad affrontare il
nodo che sta soffocando il paese: la mancanza di una democrazia forte, in grado di decidere. Proprio
perché non si riconosce più in rigide ideologie di appartenenza, la società italiana ha bisogno di un nuovo
quadro politico di riferimento. Nel Partito Democratico confluiscono grandi tradizioni, consapevoli della
loro inadeguatezza, da sole, a costituire questo riferimento. Grandi tradizioni, tra le quali quel profondo
processo unitario che fu alla base della lotta al fascismo e della guerra di liberazione. Un processo
politico, ma anche ideale e sociale, che consentì alla vecchia Italia di compiere una rivoluzione
democratica. Tuttavia il problema di oggi, se vogliamo far rivivere questo patrimonio, non è mettere
insieme i resti di storie passate, ma elaborare una visione condivisa del mondo, costruendo su questa base
il progetto di una nuova Italia.
In questo difficile passaggio, il Partito Democratico rappresenta lo sviluppo e la realizzazione
dell’Ulivo, come soggetto e progetto di centrosinistra nel quadro di un bipolarismo maturo. Un partito
democratico e riformatore non solo nella sua ispirazione ideale e programmatica, ma anche in quanto
attivamente impegnato a promuovere l’evoluzione e la riforma del sistema politico-istituzionale verso una
democrazia competitiva, imperniata sulla sovranità del cittadino-elettore, arbitro della scelta di governo.
La vocazione maggioritaria del Partito Democratico, il suo proporsi come partito del Paese,
come grande forza nazionale, si manifesta nel pensare se stesso, la propria identità e la propria politica,
non già in termini di rappresentanza parziale di segmenti più o meno grandi della società, ma come
proiezione della sua profonda aderenza alle articolazioni e alle autonomie civili, sociali e istituzionali
proprie del pluralismo della storia italiana e della complessità della società contemporanea, in una visione
più ampia dell’interesse generale e in una sintesi di governo, che sia in grado di dare adeguate risposte ai
grandi problemi del presente e del futuro.
Nasce da qui l’esigenza di costruire un bipolarismo nuovo, fondato su chiare alleanze per il
governo e non più su coalizioni eterogenee, il cui solo obiettivo sia battere l’avversario. Ciò che noi
vogliamo è coniugare l’intransigenza sui princìpi e sui valori, la passione per i grandi obiettivi politici e
programmatici che motivano la scelta per il centrosinistra, con il rispetto per gli avversari, il ripudio della
violenza reale e simbolica, il senso del limite della politica, la sua laicità.
Il superamento della crisi della politica può essere perseguito solo attraverso la promozione di
una nuova classe dirigente e un rinnovamento delle sue forme di selezione che stabilisca un rapporto più
diretto e costante fra la politica e la società, riduca i privilegi impropri della dirigenza politica e la
elefantiasi degli organismi istituzionali.
La libertà delle donne sta cambiando il mondo. Le donne si collocano al centro del ripensamento
profondo che è in atto e che riguarda i modi in cui si sviluppano le società umane. Esse impongono un
cambiamento radicale nelle relazioni tra le persone. Tuttavia sono oggetto di reazioni feroci, di violenze
sessuali, di violazioni del corpo. Contro tutto ciò noi abbiamo il dovere di combattere. Anche in Italia la
presenza delle donne nel lavoro e nella vita civile ha rappresentato una parte rilevante della crescita
economica e culturale e ha condizionato la nostra modernizzazione. È tempo quindi di superare gravi
ritardi e di aprire le porte alle donne dando loro non solo gli stessi diritti ma anche le stesse opportunità in
tutti i campi, compresa la politica. L'Italia non è giusta né forte se impedisce alla metà del Paese di
esprimere al meglio i propri talenti. Le donne sono le prime interessate al rinnovamento della politica.
Perciò il Partito Democratico sarà coerente rispetto alla grande novità con cui si è presentato al Paese: il
50 per cento di donne nelle sue assemblee costituenti nazionali e regionali.
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